• Dottoressa Elena Pellizzari

    Psicologa Psicoterapeuta

     

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  • Tristezza

  • Se ti riconosci in questa emozione, è probabile che ti capiti di trovarti a sentire dentro di te come un senso di vuoto, uno stato di perdita di qualcosa, un’apatia generalizzata, un abbattimento psico-fisico, un bisogno di stare solo/a con i propri vissuti.

    La tristezza è un’emozione che spesso mette in difficoltà, perché culturalmente la consideriamo come una sorta di minaccia al nostro benessere e la accettiamo (per un periodo limitato di tempo) solo quando, essa è riconosciuta legata a degli eventi drammatici della vita, come un lutto, una separazione, un evento traumatico, un fallimento, una delusione. Capita invece spesso di non trovare un “nesso logico”, una causa scatenante e questa incomprensione verso noi stessi, ci porta a sentirci ancora peggio. Sorge poi il timore di essere depressi, soli, incompresi e abbandonati.

    È fondamentale sottolineare che come ogni emozione, anche la tristezza ha il suo motivo d’essere. Essa a livello evoluzionistico ci permette di attirare l’attenzione degli altri su di noi, come se innalzassimo una bandiera con su scritto “aiuto”, per farci sostenere nei momenti di difficoltà. La tristezza è necessaria per prenderci cura di noi, per realizzare un viaggio interiore che ci permetta di tornare a stare meglio ed è per questo che va vissuta e affrontata. La maggior parte delle volte invece facciamo di tutto per scacciarla, allontanarla, camuffarla e sfogarla ad esempio attraverso il pianto, diventa qualcosa di imbarazzante e quasi inaccettabile, potrebbe causare dei danni alla nostra immagine di persone forti e vincenti, ci potrebbe rendere vulnerabili e meno attraenti. Oltretutto questo timore verso la tristezza, ci porta a definirci in certi modi quando la sentiamo: “sono un/una debole” e ovviamente questo modo di pensare, non ci sarà di aiuto per sentirci meglio con noi stessi. Eppure la tristezza fa parte delle nostre vite e a tutti capita di provarla e sentire il bisogno della vicinanza di qualcuno. Non riconoscendo e negandoci questa emozione, le cose non miglioreranno nemmeno a livello sociale: si rischia di sentirsi frustrati da rapporti in cui non poter essere autentici, in cui non poter condividere come ci si sente realmente.

    Ma allora perché ci ostiniamo a considerare solo l’aspetto negativo di questa emozione?

    Guardiamola nel complesso…

     

    Viversi la tristezza ci permette di… Negarsi la tristezza ci permette di… Possibili conseguenze della negazione…

     

     

    Sentire che stiamo male per qualcosa

     

    Fingere che tutto vada bene Continuare a sentire che qualcosa non va
    Sentire che abbiamo bisogno di vicinanza

     

    Pensare di farcela da soli Sentirsi soli ed incompresi
    Viverci pienamente, essere autentici

     

    Vedere solo la parte di noi che ci soddisfa Sentire che ce n’è un’altra frustrata
    Sfogare, buttar fuori, liberarci

     

    Sentirsi forti, senza bisogni Sentire stanchezza, stress, fatica, pesantezza
    Riflettere

     

    Non “perdere” tempo Continuare a sentire, ma non capire
    Capire su cosa porre dei rimedi

     

    Negare di aver bisogno di rimedi La situazione non cambia

     

    Vale davvero la pena, investire le nostre energie nella negazione?

    La nostra società non ci aiuta in questa scelta, ma ognuno di noi ha la responsabilità di fare i conti con se stesso e trovare le proprie personali risposte, scoprendo che in fondo, sentire il dolore altro non è, che permettersi di volersi bene e rispettarsi.