• Dottoressa Elena Pellizzari

    Psicologa Psicoterapeuta

     

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  • Rabbia

  • Se hai scelto questa emozione, può succedere che ti capiti di trovarti frequentemente, in situazioni in cui temi di perdere il controllo o lo perdi realmente, avendo reazioni spropositate rispetto all’evenienza, oppure può essere che qualcuno che conosci e ti è vicino, ti abbia fatto notare che troppo spesso reagisci in modo esagerato, prendendotela eccessivamente o trattando male gli altri. Sia che te ne sia accorto tu o che te l’abbia fatto notare qualcun altro, in quei momenti il tuo corpo ti parla, la muscolatura si irrigidisce, cominci a sentire il calore aumentare, l’irrequietezza salire. Le variazioni psicofisiologiche sono quelle tipiche di una forte attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico, ossia: accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa e dell’irrorazione dei vasi sanguigni periferici, aumento della tensione muscolare e della sudorazione. Parte della sintomatologia ci richiama uno stato d’ansia o di panico (anche in questi casi l’organismo si attiva), perché talvolta queste emozioni sono l’una la faccia nascosta dell’altra. La rabbia possiede una tipica espressione facciale: fronte e sopracciglia aggrottate e denti digrignati come pronti ad azzannare, è semplice riconoscere quando qualcuno è arrabbiato, sempre se la persona lo esprime. Ecco che la rabbia ci pone di fronte ad una situazione conflittuale: se la si esprime, si rischia di spaventare e di spaventarsi, essa viene culturalmente disapprovata, ma se viene repressa, non è che non la si prova, semplicemente non è esprimibile e viene confinata da qualche parte. Anche la rabbia ha la sua funzione, essa è fondamentale per difenderci, difendere le persone e le cose a cui teniamo e non si può biasimare qualcuno, che la esprime per determinati scopi (per esempio difendere un familiare in pericolo), ma quando la rabbia viene agita senza la sua funzione difensiva, essa prende un’altra connotazione e diventa un’emozione catalogata come negativa. La rabbia diventa negativa quando esprime un eccesso di difesa; quando permane nonostante la situazione di pericolo sia conclusa o quando rimane dentro di noi perché non espressa adeguatamente; quando la rabbia è un’emozione che utilizziamo troppo di frequente e ci crea dei sintomi fisici quali tensione muscolare, problemi gastrointestinali, difficoltà sessuali.

    Non è assolutamente semplice e nemmeno sempre possibile, esprimerla in modo adeguato: alcune persone crescono in contesti familiari in cui non è consentito esprimerla e la rabbia viene sistematicamente trattenuta o addirittura, non sentita o al contrario, altre persone cresciute in contesti simili o differenti, è come se fossero fin troppo abituate ad essere costantemente arrabbiate, minacciose, pericolose.

    La rabbia dovrebbe essere utilizzata come uno strumento, uno strumento che serve all’occorrenza e poi va riposto e quando non si riesce ad utilizzarla in questo modo, bisogna imparare a modularla e gestirla per non farsene sopraffare o non essere in grado di provarla mai neanche quando è utile.